Congedo di maternità: come funziona il congedo, tutte le regole e le novità

Mutterschutz

La gestione del congedo di maternità può diventare un processo complicato, soprattutto in considerazione di situazioni specifiche. Tuttavia, è essenziale per garantire supporto alle donne che lavorano in uno dei momenti più importanti della loro vita. In questo articolo vedremo le legislazioni vigenti in materia, come e quando fare domanda, ma anche tutti i casi particolari, così da assicurarti un’informazione corretta e di valore.

Punti chiave 

  • Il congedo di maternità è un diritto riconosciuto per legge in Italia alle dipendenti in attesa di un neonato o alle neomamme, che permette loro di sospendere il lavoro un frangente temporale che va da due mesi prima della data prevista del parto fino a tre mesi dopo, percependo un'indennità pari all'80% dello stipendio.

  • Bisogna inviare la domanda per il congedo di maternità al datore di lavoro e all'INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) almeno due mesi prima della data presunta del parto.

  • La durata del congedo di maternità può variare a seconda delle esigenze individuali di ogni donna, con possibilità di posticipare l'inizio del congedo di maternità fino a un mese o fino al momento del parto effettivo.

  • La Legge di Bilancio 2022 ha introdotto un'estensione del diritto all'indennità di maternità per un periodo extra di tre mesi, a decorrere dal termine del congedo di maternità canonico, per le professioniste autonome con un reddito inferiore a 8.145 euro.

  • Oltre alla maternità naturale, la legislazione italiana prevede congedo di maternità anche in situazioni particolari come adozione, affidamento o ricovero del neonato.

Cos'è il congedo di maternità?

Ogni madre sa quanto sia prezioso il tempo trascorso con il proprio bambino appena nato. Si tratta di un periodo unico, ricco di scoperte e intensità emotive, che rafforza il legame tra madre e figlio. Per permettere alle neomadri di godere di questo periodo senza l'angoscia di perdere il proprio posto di lavoro o subire una riduzione del reddito, la legge prevede il congedo di maternità.

Nello specifico, si tratta di un periodo di sospensione dal lavoro, obbligatorio, che si colloca di norma tra il mese prima della data del parto e i tre mesi seguenti.

In Italia, la legge che disciplina il congedo di maternità è il D. Lgs. 151/2001, meglio conosciuto come "Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità". Questa legge prevede che la dipendente possa astenersi dal lavoro per un periodo che va da due mesi prima della data prevista del parto fino a tre mesi dopo (in totale, quindi, cinque mesi). Durante questo periodo, la dipendente dovrà percepire un'indennità pari all'80% della retribuzione, erogata dall’INPS.

Questo periodo di astensione può essere esteso in determinate circostanze, come ad esempio nel caso di parto prematuro o nel caso di alcune malattie del bambino. Inoltre, la legge prevede anche la possibilità di fruire di periodi di astensione facoltativi e di permessi per l'allattamento.

Sono presenti anche specifiche protezioni per le lavoratrici in gravidanza: ad esempio, la tutela contro il licenziamento e la possibilità di modificare alcune condizioni di lavoro nel momento in cui sia presente un rischio per la salute della madre o del neonato. Ricordiamo che il congedo di maternità è un diritto, ma anche un dovere. La legge infatti prevede un periodo di stop obbligatorio, necessario per garantire il benessere della madre e del neonato.

Ricorda: la responsabilità del team HR è di garantire che queste disposizioni vengano rispettate, offrendo alle colleghe le informazioni e il supporto di cui hanno bisogno durante questo periodo importante e delicato. In questo modo, contribuirai a creare un ambiente di lavoro rispettoso e inclusivo, che valorizza tutte le sue componenti.

A chi spetta il congedo di maternità obbligatoria?

La legge italiana è piuttosto chiara su chi ha diritto a tale periodo di riposo e sostegno, e le tue competenze nel mondo HR ti aiuteranno a guidare le dipendenti attraverso questo processo.

Il congedo di maternità obbligatorio è riconosciuto a tutte le donne che lavorano, sia impiegate che autonome. 

Inoltre, l'Articolo 37 della Costituzione Italiana sottolinea il diritto della donna a condizioni di lavoro che consentano l'espletamento della sua funzione materna e alla protezione della maternità e dell'infanzia.

Nell'ottica di migliorare ulteriormente il sostegno alle neomamme, la Legge di Bilancio 2022 ha introdotto una significativa novità. A partire dall'anno corrente, è stato riconosciuto il diritto all'indennità di maternità per un ulteriore periodo di tre mesi, che decorre dalla fine del periodo di maternità canonico. 

Questa estensione si applica dopo i classici cinque mesi di congedo di maternità o paternità, offrendo alle famiglie un supporto economico più lungo in un periodo di vita così fondamentale. È valida per le lavoratrici autonome con un reddito inferiore a 8.145 euro. Pur essendo una casistica separata, è importante da considerare nella gestione delle risorse umane, soprattutto in caso di collaborazioni con libere professioniste.

Quando fare domanda per il congedo di maternità?

Nel mondo HR, la tempistica è tutto e il congedo di maternità non fa eccezione a questa regola. Conoscere i tempi corretti per inoltrare la domanda può fare la differenza tra un processo senza stress e uno con ansia e incertezze.

La domanda per il congedo di maternità deve essere inoltrata al datore di lavoro e all'INPS almeno due mesi prima della data ipotetica del parto. Questo consente sia all'ente previdenziale che all'azienda di avere il tempo di elaborare la richiesta e di gestire la sostituzione temporanea della dipendente.

Tuttavia, qualora la dipendente decida di usufruire dell'astensione facoltativa nel mese precedente rispetto alla data del parto, la domanda dovrà essere inoltrata con tre mesi di anticipo. Questa decisione, che deve essere presa in accordo con il medico, permette alla futura neomamma di prolungare il periodo di riposo dopo la nascita del bambino.

Ricordiamo che il rispetto di questi termini è fondamentale sia per ottenere il riconoscimento del diritto al congedo di maternità, sia per permettere all'azienda di organizzarsi nel miglior modo possibile.

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Come avviare la procedura per il congedo di maternità?

Come HR Manager, uno dei tuoi compiti fondamentali è guidare i dipendenti attraverso i vari processi burocratici, compreso quello del congedo di maternità. Nonostante sembri complesso, seguendo i passaggi corretti tutto diventa molto più gestibile.

In particolare, bisogna presentare la domanda di congedo di maternità all'INPS attraverso il servizio online. Per fare ciò, la dipendente deve accedere con le proprie credenziali (SPID, Carta d'Identità Elettronica o CNS) e compilare l’apposito modulo di richiesta. In questa fase, sarà necessario fornire una serie di informazioni, tra cui la data presunta del parto.

Parallelamente, la dipendente dovrà informare il datore di lavoro della sua gravidanza e della sua intenzione di usufruire del congedo di maternità, preferibilmente per iscritto, per avere un riscontro ufficiale.

Il compito delle risorse umane sarà quello di supportare la collega durante tutto il processo, fornendo le informazioni necessarie e assicurandosi che ne siano rispettati i termini. Ricorda, la tua competenza e il tuo supporto possono fare la differenza in questo  cruciale momento della vita della tua dipendente.

Requisiti per accedere alla maternità obbligatoria INPS

È importante conoscere i requisiti per accedere alla maternità obbligatoria INPS, poiché variano per ogni categoria di lavoro. Questa comprensione ti consente di supportare le tue dipendenti in maniera in modo appropriato e conforme alla legge.

Vediamo assieme le categorie principali:

  • Impiegate: le dipendenti devono avere almeno 180 giorni di contributi nell'anno precedente l'inizio del congedo. Questo riguarda tutti i tipi di contratti.

  • Addette ai servizi domestici e familiari: colf e badanti devono aver versato 51 contributi settimanali nell’anno del congedo.

  • Lavoratrici agricole a tempo determinato: le dipendenti in campo agricolo (a tempo determinato) necessitano di 102 contributi giornalieri nei dodici mesi precedenti l'inizio del congedo.

  • Disoccupate o sospese: disoccupate o sospese devono essere iscritte nelle liste di disoccupazione e avere 180 giorni di contributi nell'anno precedente al parto.

  • Assicurate ex IPSEMA: le assicurate ex IPSEMA necessitano di un numero di giorni di contributi variabile a seconda della residenza, come specificato in questa circolare INPS.

Quanto dura il congedo di maternità?

Uno dei temi più frequenti quando si parla di congedo di maternità riguarda la sua durata. Quanto tempo avrà la futura mamma per prepararsi all'arrivo del bambino e poi per accudirlo una volta nato? Sapendo che ogni situazione è unica e che le esigenze di una donna possono variare, la legge italiana prevede diverse opzioni.

Due mesi prima e tre dopo il parto (2+3)

Il congedo di maternità classico prevede un periodo di astensione obbligatoria di due mesi prima del parto e tre mesi dopo. Questo consente di prepararsi alla nascita e di recuperare fisicamente dopo il parto, garantendo al contempo un periodo di legame con il neonato.

Un mese prima e quattro dopo il parto (1+4)

Nel caso in cui la futura madre sia in buone condizioni di salute e non ci siano controindicazioni, può decidere, d'accordo con il proprio medico, di posticipare l'inizio del congedo di maternità fino a un mese prima del parto. Questa decisione consente di prolungare il periodo di congedo dopo la nascita del bambino a quattro mesi.

Zero mesi prima e cinque dopo il parto (0+5)

In circostanze particolari, e sempre previa certificazione medica, la dipendente può decidere di lavorare fino alla data del parto. In questo caso, l'intero periodo di congedo di maternità di cinque mesi sarà utilizzato dopo il parto. Questa opzione consente alla madre di avere un periodo ininterrotto più lungo con il neonato.

Astensione anticipata

In alcuni casi, si può avere bisogno di un periodo di astensione anticipato, prima dei due mesi previsti dalla normativa generale. Questo può essere determinato da vari motivi, come complicanze in gravidanza o condizioni di lavoro che comportano rischi per la salute della madre o del nascituro. In questi casi, la dipendente può usufruire dell'astensione anticipata dal lavoro, che sarà poi sottratta dal periodo di congedo post-partum.

In ogni caso, l'opzione migliore varia a seconda delle esigenze individuali di ogni donna. Inoltre, ricordiamo che in tutte queste opzioni ha sempre diritto all'indennità di maternità.

Durata del congedo di maternità nei casi particolari

Oltre alla maternità naturale, ci sono varie situazioni particolari che possono richiedere un congedo di maternità. La legislazione italiana ha previsto anche queste eventualità, garantendo alle donne il diritto di avere il tempo necessario per gestire queste situazioni specifiche. Ecco alcuni dei casi sottolineati dalla legge:

  • Ricovero del neonato in una struttura: se il neonato deve essere ricoverato immediatamente dopo la nascita, la madre può posticipare la fine del congedo di maternità per un periodo pari a quello del ricovero, fino ad un massimo di sei mesi.

  • Adozione o affidamento: per le madri che adottano o ricevono in affidamento un bambino (di età inferiore ai sei anni), la durata del congedo di maternità è di cinque mesi, a partire dal giorno d'ingresso del bambino in famiglia. Questo vale sia per le adozioni nazionali che internazionali.

  • Interruzione della gravidanza dopo 180 giorni: in caso di interruzione della gravidanza dopo 180 giorni, la lavoratrice ha diritto al congedo di maternità di 90 giorni. L’INPS specifica che il diritto al congedo inizia dal giorno dell'interruzione.

  • Adozione o affidamento preadottivo nazionale di minore: la madre adottiva o affidataria ha diritto a un congedo di cinque mesi, a partire dall'ingresso in famiglia.

  • Adozioni o affidamenti preadottivi internazionali: il congedo di maternità è sempre di cinque mesi, dal giorno dell'arrivo del minore nel territorio italiano. Il congedo non comporta indennità né retribuzione.

  • Affidamento non preadottivo: per l'affidamento non preadottivo, la durata del congedo di maternità è di tre mesi, a partire dal giorno in cui il bambino entra in famiglia.

Aspetti economici del congedo di maternità

Il congedo di maternità è un diritto essenziale, ma è anche importante capirne l'impatto finanziario. Durante il periodo di maternità obbligatoria, le dipendenti hanno diritto a un determinato compenso.

Come accennato, questa indennità viene erogata dall'INPS. In particolare, per il periodo di astensione obbligatoria, l'INPS eroga un'indennità pari all'80% della retribuzione, calcolata sulle medie giornaliere soggette a contributi nell'ultimo mese di lavoro. 

A seconda del CCNL, il costo per l’azienda può variare, tra l’1 e il 2% della retribuzione lorda. È importante notare che il pagamento viene erogato direttamente dal datore di lavoro, successivamente rimborsato dall'INPS.

Maturazione delle ferie durante la maternità

Durante il periodo di maternità il rapporto di lavoro non viene interrotto, ma semplicemente sospeso. Ciò implica che i diritti della dipendente, incluso il diritto alle ferie annuali, continuano a maturare. In sostanza, una dipendente in congedo di maternità accumula ferie come se fosse in servizio attivo.

La normativa vigente specifica che durante l'astensione obbligatoria, la lavoratrice ha diritto alla conservazione del posto e alla maturazione dell'anzianità di servizio, oltre ai benefici economici, agli aumenti salariali e alle promozioni di cui beneficerebbe in attività.

È fondamentale notare che il congedo di maternità è solo una parte dell'equazione. Il congedo parentale, un periodo durante il quale il genitore può astenersi dal lavoro per dedicarsi al figlio, è un altro aspetto importante della legislazione che aiuta a conciliare lavoro e famiglia. Come il congedo di maternità, anche il congedo parentale può avere un impatto sulla gestione HR.

Conclusione

Gestire il congedo di maternità può essere un processo complesso, ricco di sfaccettature e con molteplici implicazioni sia per le dipendenti che per i manager che gestiscono le risorse umane. 

È necessario comprendere la legislazione in materia, sapere come fare domanda, capire le opzioni disponibili, tenere conto di casi particolari e gestirne gli aspetti economici. Ma al di là di questi aspetti tecnici, il congedo di maternità è un momento cruciale per supportare e motivare le dipendenti, sottolineando il valore che l'azienda attribuisce al loro benessere e alla vita familiare.

Per semplificare la gestione di questo processo, è nata la piattaforma HR di Personio, che ti aiuta ad automatizzare le pratiche, semplificare la pianificazione delle ferie e fornire un'interfaccia user-friendly per monitorare richieste e approvazioni. Personio supporta nella gestione delle complessità del congedo di maternità, consentendo di concentrarsi sull'essenziale: il supporto alle tue dipendenti in questo momento fondamentale della loro vita, e non solo.

Domande frequenti

Quanto dura il congedo di maternità?

Il congedo di maternità dura in totale cinque mesi, suddivisi in genere tra il periodo pre e post parto. Infatti, la madre può scegliere tra due mesi prima e tre dopo il parto (2+3), un mese prima e quattro dopo (1+4), o tutto il periodo post parto (0+5).

Cosa succede dopo i cinque mesi di maternità?

Al termine dei cinque mesi di congedo di maternità i genitori possono decidere di fruire del congedo parentale, fino a 10 mesi, suddiviso tra entrambi.

Come funziona il congedo di maternità?

Il congedo di maternità è un diritto della dipendente per il quale è prevista un’indennità erogata dall'INPS, a condizione che lei stessa abbia inoltrato la richiesta entro due mesi dal parto.

Che differenza c'è tra congedo di maternità e congedo parentale?

Il congedo di maternità riguarda esclusivamente la madre ed è obbligatorio, con una durata totale di cinque mesi. Il congedo parentale, invece, è facoltativo e valido per entrambi i genitori. Ha una durata massima di dieci mesi, da dividere tra i due.

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