Corporate social responsibility (CSR): cos'è e perché è importante per le imprese?

Nel mondo degli affari di oggi non importano solo i risultati economici e finanziari: sempre più clienti e collaboratori si preoccupano infatti dei risvolti etici, ambientali e sociali delle attività aziendali. È qui che entra in gioco il concetto di corporate social responsibility.

Continua a leggere e scoprirai che cosa si intende per CSR, come influisce sul contesto e sulla cultura aziendale e quali vantaggi apporta per le imprese che la adottano. Faremo anche il punto della situazione in Italia e ti forniremo qualche esempio di società che applicano politiche virtuose.

Punti chiave

  • Corporate social responsibility” (CSR) si traduce con “responsabilità sociale d’impresa”. Questo termine indica i comportamenti adottati da un’impresa per influire in modo positivo sull’ambiente e sul contesto sociale in cui opera.

  • Le iniziative di CSR possono riguardare diversi ambiti: sostenibilità ambientale, inclusione, equità, sicurezza sul lavoro, qualità della produzione, trasparenza.

  • La responsabilità sociale d’impresa comporta anche dei vantaggi per l’azienda, tra cui miglioramento della reputazione aziendale, fidelizzazione della clientela e creazione di nuove opportunità di business.

Cos’è la corporate social responsibility

La responsabilità sociale d’impresa (RSI), spesso chiamata con il suo nome inglese “corporate social responsibility” (CSR) è una politica aziendale che mira a integrare nelle proprie attività la condivisione di valore con i propri stakeholder (interni, come nel caso dei dipendenti, o esterni, come nel caso delle comunità locali). Le imprese che adottano una politica di CSR si impegnano in modo volontario a portare avanti progetti in ambito sociale o ambientale, a livello locale o anche internazionale.

Si parla di corporate social responsibility fin dal 1953, ovvero dalla prima pubblicazione del libro Social Responsibilities of the Businessman di Howard R. Bowen (non disponibile in italiano), in cui per la prima volta si discuteva di etica e responsabilità sociale nel processo decisionale. Il discorso è stato ampliato nel corso dei decenni, ad esempio da Robert Edward Freeman nel saggio Strategic Management: a Stakeholder Approach del 1984 (non disponibile in italiano). A livello istituzionale, non possiamo dimenticare infine la definizione di responsabilità sociale d’impresa riportata nel Libro Verde della Commissione Europea nel luglio 2001: “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.

La corporate social responsibility si articola principalmente su due dimensioni:

  • Dimensione interna: comprende una gestione equa e inclusiva delle risorse umane, l’attenzione a salute e sicurezza sul lavoro, l’attenzione alla sostenibilità ambientale delle proprie attività;

  • Dimensione esterna: comprende le iniziative volte a condividere valori con fornitori, partner commerciali, clienti e consumatori, ma anche con le comunità locali; può prevedere iniziative volte a garantire rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.

Le quattro componenti della CSR

Nell’adozione di una politica di corporate social responsibility occorre rispettare alcuni criteri:

  • La volontarietà delle azioni intraprese;

  • L’applicazione delle strategie di CSR a tutti gli ambiti aziendali;

  • La piena trasparenza nella comunicazione delle proprie attività;

  • La cura e l’attenzione alla qualità in tutti i processi produttivi e lungo l’intera filiera;

  • L’attenzione alla sostenibilità ambientale e al rispetto delle risorse umane.

Nel 1991, Archie B. Carrol ha dato il suo contributo agli studi sulla responsabilità sociale d’impresa elaborando una piramide della CSR. Alla base della piramide troviamo le responsabilità economiche, quindi le responsabilità legali, le responsabilità etiche e in cima le responsabilità filantropiche. Di seguito analizzeremo nel dettaglio questi quattro livelli.

1. Responsabilità sociale economica

Alla base della piramide troviamo il primo punto da affrontare per poter adottare una strategia di CSR sul lungo periodo: per poter distribuire valore agli stakeholder, le aziende devono innanzitutto essere redditizie. Nel raggiungimento di questo obiettivo occorre assicurare un trattamento equo ai propri dipendenti, ai fornitori e ai clienti e adottare pratiche sostenibili. 

2. Responsabilità sociale legale

Il secondo punto consiste nel rispettare le normative a livello nazionale e internazionale e le buone prassi del proprio settore. Occorre inoltre rispettare i criteri per la tutela di salute e sicurezza lungo tutta la filiera.

3. Responsabilità sociale etica

Le aziende che adottano una vera politica di CSR non si limitano a rispettare le leggi: si impegnano per fare ciò che è giusto. L’etica e i valori aziendali sono una bussola che guida l’azienda nello svolgimento di tutte le proprie attività quotidiane.

4. Responsabilità sociale filantropica

All’apice della piramide, troviamo le azioni di CSR vere e proprie, ovvero le iniziative volte espressamente a migliorare la società e a tutelare l’ambiente. Queste azioni spesso consistono in sponsorizzazioni, donazioni in denaro o di prodotti e azioni di volontariato.

Quali sono i benefici della CSR?

Adottare una politica di corporate social responsibility presenta numerosi vantaggi sia per le aziende (indipendentemente dal settore merceologico o dalle loro dimensioni), sia per i loro dipendenti. Di seguito analizzeremo i benefici principali.

I potenziali vantaggi per le imprese 

Analizziamo innanzitutto i vantaggi che la responsabilità sociale d’impresa può apportare a un’azienda:

  • Miglioramento della reputazione, con conseguente miglioramento del posizionamento dell’azienda sul mercato;

  • Fidelizzazione della clientela;

  • Aumento delle opportunità di business e del fatturato;

  • Maggiore capacità di attrarre investimenti;

  • Miglioramento dell’employer branding e maggiore capacità di attrarre talenti;

  • Miglioramento della cultura aziendale e riduzione del tasso di turnover.

I potenziali vantaggi per i dipendenti 

Nell’ambito di una politica di CSR l’azienda deve occuparsi anche del benessere del suo personale. Ciò si traduce in numerosi vantaggi per i suoi dipendenti, tra cui:

  • Miglioramento dell’ambiente di lavoro in termini di salute e sicurezza;

  • Maggiore inclusività ed equità;

  • Miglioramento dello sviluppo organizzativo, con conseguente miglioramento delle relazioni interpersonali, del lavoro di gruppo e del work-life balance (l’equilibrio tra vita privata e lavoro).

  • Miglioramento della motivazione e conseguente aumento della produttività.

Chi si occupa di CSR: il ruolo della nuova figura professionale del CSR manager 

Quella del CSR manager è una figura professionale piuttosto recente. Il suo compito è aiutare l’azienda a raggiungere i propri obiettivi nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa. A tal fine, progetta e attua strategie in linea con le politiche aziendali di CSR.

Per svolgere questo ruolo occorrono solide competenze in ambito gestionale, giuridico ed economico. Occorre inoltre la capacità di interfacciarsi con l’alta dirigenza (spesso il CSR manager riporta direttamente all’amministratore delegato) e di comunicare gli obiettivi e i risultati aziendali all’esterno, ad esempio interfacciandosi con i media.

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Come communicare la corporate social responsibility?

Un’impresa che adotta una politica di corporate social responsibility agisce in modo etico a tutela dei diversi stakeholder. Al tempo stesso, però, può trarne dei vantaggi in termini di reputazione e posizionamento del proprio marchio.

Per migliorare la propria immagine aziendale, alcune aziende scelgono di comunicare le proprie attività in ambito CSR, sia internamente, sia all’esterno. Questa strategia comunicativa può comportare dei rischi, come le accuse di socialwashing o greenwashing (ovvero rispettivamente di adottare iniziative di responsabilità sociale o praticare un ecologismo “di facciata”). Se però l’impresa ha davvero la CSR nel suo DNA, comunicare i propri risultati può avere un ritorno molto positivo.

Per comunicare le iniziative ai propri dipendenti, stimolando la loro motivazione, è possibile ricorrere a mezzi di comunicazione tradizionali, quali mailing list o news sul portale intranet aziendale. Se invece si desidera comunicare all’esterno i risultati delle proprie attività di CSR, è possibile progettare vere e proprie campagne di comunicazione e di marketing, anche con la collaborazione dei media.

Un altro metodo per comunicare i propri risultati consiste nella redazione del bilancio sociale d’impresa. Questo documento è in realtà obbligatorio per alcune aziende, come stabilito dalla Direttiva 2014/95/UE (attuata con il Decreto Legislativo 254/2016) e dalla più recente Direttiva (UE) 2022/2464, ma se gestito con attenzione può rivelarsi uno strumento comunicativo molto efficace.

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Quali sono gli strumenti della CSR?

Per comunicare le proprie iniziative di corporate social responsibility alcune imprese sono tenute a redigere il bilancio sociale d’impresa, in cui riportano tutte le iniziative intraprese, corredate dei dati economici. Vi sono poi altri strumenti utili, in particolare alcune certificazioni che garantiscono il rispetto di determinati standard:

  • Certificazione ISO 26000: si tratta dello standard più ampio che le aziende interessate alla CSR possono conseguire; è una certificazione volontaria, valida a livello internazionale, che permette di verificare diversi punti, quali la trasparenza, il comportamento etico, il rispetto dei diritti umani e degli interessi dei propri stakeholder.

  • Certificazione ISO 14000: si concentra sul rispetto di standard internazionali in materia di gestione ambientale.

  • Certificazione SA 8000: l’acronimo si traduce con “Social Accountability 8000” e si basa su un modello gestionale in cui il personale di un’organizzazione viene tutelato e valorizzato, nel rispetto delle convenzioni internazionali sui diritti umani e dei principi di etica ed equità.

  • Certificazione OHSAS 18001: OHSAS sta per “Occupational Health and Safety Assessment Series”. Si tratta di uno standard internazionale che garantisce il rispetto delle buone prassi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

CSR in Italia: a che punto siamo?

Negli ultimi decenni, anche in Italia è cresciuta l’attenzione per la sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa. Secondo dati dell’Osservatorio Socialis, dal 2001 è “più che quintuplicato il valore assoluto degli investimenti in CSR delle aziende con più di 80 dipendenti in Italia”: secondo quanto dichiarato dalle aziende italiane, la cifra totale spesa per attività di CSR nel 2021 ha toccato i 2 miliardi e 162 milioni di euro.

Secondo la ricerca menzionata, i maggiori investimenti si concentrano su iniziative interne, ad esempio legate alla gestione del personale o alla riduzione del proprio impatto ambientale (riducendo l’inquinamento, migliorando lo smaltimento dei rifiuti o ancora migliorando la propria efficienza energetica). Seguono iniziative destinate al territorio e alla comunità in cui ha sede l’impresa e infine le azioni destinate ad altri Paesi.

Esempi di corporate social responsibility

Vuoi lasciarti ispirare dall’esperienza di altre aziende, italiane e internazionali, che hanno adottato politiche di CSR? Troverai qualche esempio qui di seguito.

  • Google: il colosso di Mountain View punta principalmente sulla sostenibilità ambientale e su un futuro a zero emissioni.

  • BMW: anche BMW punta alla sostenibilità ambientale, promuovendo un percorso formativo nelle scuole italiane.

  • Patagonia: il brand di abbigliamento e attrezzatura outdoor porta avanti un vero e proprio attivismo, sovvenzionando associazioni ambientaliste e progetti green e autoimponendosi una tassa dell’1% per il pianeta a sostegno delle organizzazioni ambientali no profit.

  • Netflix: le iniziative del servizio di streaming si concentrano principalmente sul benessere psico-fisico e sull’equilibrio tra vita privata e lavorativa dei propri dipendenti; questi ultimi possono ad esempio usufruire di un congedo parentale retribuito prolungato.

  • Lego: l’impegno di Lego per la sostenibilità va dall’attenzione alle questioni ambientali all’impegno per i bambini (grazie anche a una partnership con UNICEF), fino alla creazione di un ambiente di lavoro inclusivo.

  • TOMS: oltre ad acquistare cotone sostenibile per le sue calzature, TOMS si impegna a finanziare programmi per la salute mentale e investe un terzo dei profitti in organizzazioni locali.

  • Eni: passando alle aziende italiane, Eni si impegna particolarmente per una transizione energetica che possa preservare l’ambiente e risultare al contempo equa.

  • Poste Italiane: anche Poste ha avviato programmi per ridurre il proprio impatto ambientale, garantire il rispetto delle persone, la salute e la sicurezza dei dipendenti e le pari opportunità, e assicurare la correttezza nei rapporti con clienti, fornitori e Pubblica Amministrazione.

  • Ferrero: in Ferrero la sostenibilità si esprime in diversi modi, dall’approvvigionamento sostenibile degli ingredienti alla protezione dell’ambiente, dalla promozione di un consumo responsabile alla valorizzazione delle persone.

  • Lavazza: con il suo progetto Blend for Better, si occupa non solo di produrre caffè, ma anche di farlo in modo responsabile, prestando attenzione alla filiera e coinvolgendo le comunità locali.

Conclusione

Con corporate social responsibility si intendono diverse attività volte alla creazione di valore condiviso con i propri stakeholder. Le società che adottano politiche di CSR ottengono anche benefici indiretti: possono infatti assistere a un miglioramento della propria reputazione, a una maggiore fidelizzazione della clientela, a una maggiore soddisfazione del personale e a un minore tasso di turnover. Se la tua azienda deciderà di implementare una politica di CSR, potrai tenere traccia dei progressi in un bilancio di sostenibilità. Potrai inoltre monitorare l’aspetto relativo alla gestione del personale in diversi modi, ad esempio affidandoti a un sistema di gestione HR.

Domande frequenti

La CSR può essere applicata solo dalle grandi aziende?

No, ogni azienda può adottare politiche di CSR. Mentre le aziende di maggiori dimensioni possono disporre di cifre più elevate da destinare alle iniziative, spesso le piccole e medie imprese sono più radicate nel territorio e più vicine alla comunità locale; ciò permette loro di intraprendere azioni efficaci anche senza budget elevati.

Chi sono gli stakeholder?

“Stakeholder” è un termine di origine inglese, ma comunemente usato anche in italiano, che indica i soggetti coinvolti (in modo diretto o indiretto) nelle attività di un’azienda. Nell’ambito della CSR rientrano tra gli stakeholder i dipendenti e i collaboratori, i fornitori, i clienti, i soci o gli azionisti (se presenti), la comunità locale, l’ambiente, le istituzioni e la Pubblica Amministrazione.

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